La Kung Fu Academy chiude l’anno accademico 2019/2020 con una nomina a SIFU. 
Negli anni ho già avuto l’onore di vedere dei miei allievi tecnici onorati di questo titolo. Persone che rimangono parte e fulcri storici della nostra accademia. Prima SIfu Genevieve Natale e poi Sifu Gennaro Lieto, entrambi anche amici fraterni, poi Carlo e prestp altri che hanno saputo, soprattutto in questo periodo, dimostrare rispetto, amore per il Wing Chun e lealtà. 
Io credo che questo titolo abbia un forte valore, a differenza di molti che gli danno il semplice valore di insegnate. Quando abbiamo creato l’organizzazione didattica della Kung Fu Academy, sposando il principio di insegnare ciò che ci era stato insegnato senza invenzioni o minestroni, abbiamo cercato di creare un processo per il quale ci fosse una meritocrazia vera. Troppo spesso si vede utilizzare e donare gradi e titoli per accaparrarsi allievi che, al loro volta, iniziano una ricorsa senza senso alla ricerca di pezzi di carta saltando da un’organizzazione all’altra. Altri adottano questa pratica pur di mostrare che la loro scuola ha qualche tecnico, senza preoccuparsi della loro formazione e, soprattutto, del cadere nel ridicolo nel momento in cui la propria scuola non ha ne una sede e ne degli allievi. 
Ma il Kung Fu è dura pratica e non vedo come un Sifu o un Maestro possano essere tali senza una sede dove poter praticare giornalmente e senza allievi di alto grado con cui potersi allenare quotidianamente. Il vero lavoro del Kung Fu si svolge nel quotidiano e non vedendo una volta l’anno un maestro. Rimane la certezza che è più maestro chi si allena quotidianamente che chi dispensa diplomi. 
In quest’ottica diventa necessario dare un senso meritocratico alla nomina.
Noi della KFA abbiamo deciso di essere estremamente rigidi in questo. Spesso si è visto di persone a cui tali titoli sono stati regalati e che, avendo poi litigato con il proprio insegnante, si sono viste costrette a stracciare le carte con cui sono state comprate, perché prive di sudore. La KFA invece ha programmato un percorso nel quale, raggiungendo determinati obiettivi, si diventa automaticamente Sifu o quant’altro. Noi pensiamo che un Sifu debba avere determinati requisiti, fra cui: praticare costantemente e su più livelli, avere ottime capacità di insegnamento e di gestione delle classi, aver portato due o più allievi ai gradi tecnici e nell’alta formazione e avere almeno una trentina di allievi. Senza questi requisiti base credo sia inutile parlare di Sifu, così come senza avere Sifu è inutile parlare di Master e, senza anni da allievo è inutile parlare di cinture nere. Naturalmente la KFA fa una distinzione fra il grado Master ed il Master. Cioè ognuno può raggiungere la completezza e studiare il sistema che, a nostro avviso, deve essere accessibile a tutti. Ma ciò non vuol dire dover essere insignito di titoli. Questo è per chi, oltre a pensare alla propria crescita tecnica, pensa anche alla propria crescita nel mondo dell’insegnamento, della profondità del Kung Fu e della condivisione dell’arte. 
Con un processo di meritocrazia ben definito, la KFA ha fatto in modo che la nomina di Sifu non sia un pezzo di carta, ma ua reale definizione di uno stato. Il Sifu della KFA non dovrà giustificare il suo titolo con soldi pagati o lezioni private pagate o anni di pratica, spesso passati al bar e non ai seminari, o con foto con cinesi o pakistani, il Sifu della KFA è tale perché, indipendentemente dalla KFA che ha solo dato le severe linee guida, ha conseguito dei risultati che si ottengono solo con grande sacrificio.
Il mondo del Kung Fu è, nella realtà italiana, molto particolare. Ci sono persone che si spacciano per maestri che non si riescono neanche ad allenare due ore a settimana e che, se anche volessero, non avrebbero allievi e scuole dove farlo. Poi ci sono semplici allievi che te li ritrovi 4/5 ore al giorno in Accademia ad allenarsi e li devi cacciare per farli smettere. E spesso questi allievi sono persone che in anni e decenni di allenamento, oltre a raggiungere ottimi risultati di forma fisica e conoscenza tecnica hanno conseguito lauree e svolgono lavori, spesso anche pesanti, ma che, come appena entrano in Accademia, sudano. Poter aprire nuove scuole in emergenza Covid, mentre molti sono purtroppo stati costretti a chiude, vuol dire saper far bene. Svegliarsi la mattina presto per andare a lavoro o studiare, o svegliarsi presto per allenarsi o magari vedere come cambiare il turno di lavoro per un seminario in cui ci si può allenare più ore, e essere ogni giorno presenti agli allenamenti … questo è Kung Fu.
Il Kung Fu può anche diventare un lavoro, ma non bisogna scordare che bisogna sempre addestrarsi. Uno che vive solo lavorando di Kung Fu senza avere spazio per il proprio addestramento, nella nostra ottica, non fa Kung Fu. Noi abbiamo strutturato l’Accademia in ottica addestramento e così facendo, rischiando un eventuale interesse economico che non abbiamo, avendo molti di noi un lavoro, abbiamo creato una famiglia dove ogni membro è un appassionato vero e non un cliente.
Il Kung Fu è praticabile da tutti in modo hobbistico, ma pochi possono farlo veramente. Bisogna essere atleti e avere buone capacità fisiche, altrimenti non è possibile svolgere le ore di allenamento che servono all’acquisizione delle abilità necessarie, bisogna essere intelligenti ed umili per riuscire a comprendere quello che si fa e bisogna riuscire ad andare sempre oltre. Non ci si può definire medici se si arriva a 50 anni senza la laurea, tutto ciò che si inizia deve essere finto per poi fare altro o rifare tutto su livelli più alti. L’esperienza ha come punto di partenza la conoscenza e la pratica. 
Quando ci si concentra sul comprarsi il diploma da un cinese mai visto, dal dare la colpa al mondo perché non si riesce a costruire nulla, dal pensare che le nostre capacità dipendano dalle parole degli altri e non dal sudore quotidiano tutto diventa un mondo immaginario. Dall’esperienza, dalla pratica quotidiana e dalla capacità di costruire che nascono le realtà ed è qui che un pezzo di carta assume valore perché testimonia un fatto compiuto.
Il Sifu di Wing Chun vero è fatto di silenzio, sudore e disponibilità.
Non c’è niente di più bello nella vita che avere una storia, un’essenza e delle capacità che non richiedo giustificazione o invenzioni.